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Portale di Psicologia Analitica e Psicoanalisi Dialettica
Autore: Simonetta Figuccia
Solitudine Foriera di Crescita
Gli innumerevoli cambiamenti che nell’ultimo secolo hanno investito la società (controllo delle nascite, medicalizzazione del parto, lavoro della donna, la modificazione in corso della relazione uomo donna, la velocizzazione dei processi di apprendimento e la crisi delle istituzioni educative), hanno determinato la nascita di nuove forme di organizzazione familiare.
Siamo cresciuti con un modello fermo e insostituibile, almeno qui in occidente, quella della triade padre madre e figlio.
La famiglia tende a riprodurre naturalmente se stessa, sia come nucleo dell’organizzazione sociale, sia a livello archetipico, ma oggi si trova in contrasto con nuove realtà.
Le famiglie si articolano attraverso nuclei diversi tra loro intersecati, alcune famiglie sono attraversate da differenze culturali, la funzione genitoriale non coincide oggi, molte volte, con quella coniugale.
Il bambino vive con i genitori spesso alternativamente lontani da casa, cresce con un genitore solo, con genitori che vivono in città diverse, in nuclei interculturali, in famiglie dove sono presenti nuovi adulti di riferimento e nuovi fratelli.
Nelle consultazioni una preoccupazione e un pensiero ricorrente è relativa a come crescono i figli in questi contesti nuovi e caratterizzati da presenze intermittenti e diversificate degli adulti.
La crescita è un processo in cui i ragazzi, nel loro modo di rapportarsi al mondo, si evolvono e acquisiscono gradi di autonomia grazie a come interiorizzano le figure adulte significative, prime tra tutte mamme e papa, ma non solo. Si tratta di un processo fatto di presenze e assenze, di momenti in cui si affrontano insieme ostacoli della vita, occasioni in cui il figlio si trova solo di fronte alla realtà.
E’ una presenza caratterizzata dallo stare insieme e dallo stare separati, un percorso in cui la diversità di relazione instaurata con padre e madre aiuta ad apprendere differenti modalità di sentire la realtà ed affrontarla.
L’opera contenitiva e accogliente delle funzione materna, e la funzione paterna di stimolo al rapporto col mondo esterno si alternano, permettendo al figlio di sentirsi sostenuto e capace di staccarsi, imparando ad attingere alla forza che le figure “interne” gli comunicano.
Questo percorso relazionale del figlio, centrato in passato sul ritmo quotidiano della vicinanza e della lontananza dai genitori, cerca oggi nuovi modi per esprimersi, perché sempre piu’ spesso gli scenari familiari sono cambiati e i figli crescono in famiglie diverse da quelle tradizionali.
In questo orizzonte nuovo il bambino cresce sebbene si tenda
a soffermarsi sulle “ privazioni” con cui il bambino deve fare i conti e non cogliendo cosa oggi renda originale la crescita.
Imparare a rapportarsi con l’assenza dei genitori, tollerare quote di mancanza, addomesticare la solitudine, non è problema dei bambini figli di separati e con un genitore solo, ma passaggio di consapevolezza necessario.
Il bambino già da piccolissimo inizia a sperimentare la possibilità di fare da solo, inizialmente il bambino è giustamente angosciato, perché il piccolo si sente abbandonato, inizialmente non ce la fa a “sentirsi sostenuto”, e le paure di smarrimento sono forti.
A quel punto intervengono delle strategie che il bambino attua per consolarsi, e di fronte al sentimento di angoscia che la separazione e l ‘assenza gli provoca, sviluppa nel tempo immagini, rappresentazioni, risonanze emotive che lo aiutano a sopportare e elaborare la privazione, gettando le basi alla futura capacità simbolica e di pensiero e grazie ai progressivi distacchi e ai primi pensieri che lo supportano impara a custodire dentro di sé l immagine , il ricordo, e la possibilità di continuare a relazionarsi a quel ricordo.
Aiutare un bambino a sviluppare le sue strategie per superare le difficoltà di questo distacco significa permettergli di fare l’ esperienza che separarsi non vuole dire morire e che la solitudine puo’ essere una alleata.
La presenza fisica dei genitori non è mai stata garanzia di una presenza significativa del mondo relazionale eppure ancora oggi si confonde questa qualità di relazione con l idealizzazione mitica della “ famiglia”di un tempo.
Poniamo dunque attenzione a quanto alla solitudine fisica corrisponda invece una presenza interna fatta di pensieri, immagini, risonanze emotive, attinta dai molteplici incontri con adulti di riferimento, che potranno sostenere da dentro nel far fronte ai problemi dell'esistenza.
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